Domenico Zipoli: musico gesuita
L’iscrizione posta sulla lapide della tomba di Zipoli
1688 Nasce a Prato la notte tra il 16 e il 17 ottobre.
1709 Si traferisce a Roma, dove termina gli studi di organo e composizione con Alessandro Scarlatti e diventa organista della Chiesa del Gesù.
1716 Compone le “Sonate d’intavolatura per organo e clavicembalo”, che lo renderanno il “maestro” italiano dell’organo barocco.
1717 All’apice della carriera di organista, entra nella Compagnia di Gesù e chiede di essere inviato in America Latina come missionario.
1718 Viene applicato alla “Provincia Paraquaria” della Compagnia di Gesù, presso le reducciones dell’America Latina. Non vivrà mai direttamente in una reducción, ma si fermerà a Córdoba, in Argentina, dove svolgerà gli studi di teologia in preparazione del sacerdozio.
1718-1726 Dalla sua camera scrive le partiture che vengono portate alle reducciones e lì eseguite dagli indios Guaranì e Chiquitos.
1726 Muore, probabilmente di tubercolosi. La sua tomba, ancora oggi visitabile, si trova nella Estancia de Santa Catalina, poco distante da Córdoba.
Le reducciones dell’America Latina
Un’immagine che raffigura i primi gesuiti giunti nelle foreste dell’America Latina con gli strumenti musicali europei, e lo stupore degli indios nell’ascoltarne il suono
“ I primi padri, osservando che questo popolo barbaro era dotato nell’arte dell’armonia, e da essa era incantato profondamente, decisero che fosse necessario valorizzare in qualche modo la loro dote, e così arrivare a un punto di incontro, affinché potessero essere accolti nel grembo della Chiesa più di buon grado, e trattenersi lì più piacevolmente. Introdussero dunque la consuetudine che non solo in occasione delle feste e delle domeniche, ma anche in ogni giorno feriale, durante la messa, i musicisti intonassero i canti sacri; o certamente che si cimentassero nell’uso di un qualche strumento di musica, tramite la quale questa gente rude e semplice era attratta verso la Chiesa, come fossero i pesanti massi e le pietre immobili chiamate da Orfeo, trasformando in quel momento quelle cose materiali in una mozione interiore, in onore di quella celeste melodia, che era degna di essere udita fra gli angeli. Questa lodevole abitudine, allora introdotta, perdura tuttora: e così ora risuonano gli organi, ora le cetre; parimenti la tiorba, e le corde della lira dilettano le orecchie; ora si odono i clarinetti, il liuti, i timpani.”
Anton Sepp, SJ, Continuatio Laborum Apostolicorum
La disposizione geografica delle reducciones dell’America Latina
Geografia: le reducciones dell’America Latina erano trentatrè città-stato disposte lungo “dorsale” del fiume Paranà, nei territori di Paraguay, Brasile, Bolivia, Argentina.
Popolazione: ciascuna reducción poteva contare fino a 150.000 indios, “ridotti alla vita civile” per sfuggire ai cacciatori di schiavi.
Struttura urbana: tutte le reducciones erano dotate di abitazioni familiari, chiesa, cimitero, foresteria, stamperia, fonderia, biblioteca, ginnasio, conservatorio musicale, piazza delle adunanze, terreni agricoli.
Governo: in ciascuna reducción vi erano due gesuiti che soprintendevano alla vita pubblica e alla vita liturgica. La vita civile, l’amministrazione e le attività marziali tuttavia erano coordinate dai capitribù (caciques) indigeni.
Orchestre: ogni reducción aveva la propria orchestra, composta da 30-40 musicisti e attiva nelle celebrazioni religiose e civili, come pure nell’accompagnare l’attività lavorativa quotidiana. Il lavoro e la proprietà erano in parte private in parte pubbliche.
La musica di Zipoli
Antica stampa che raffigura i musici di un’orchestra delle reducciones
“Uno stile piano, accessibile, sprovvisto delle allegorie più o meno complesse di cui era molto densa la musica europea dell’epoca. Pochi, gli effetti espressivi. Vengono tralasciati tutti i simbolismi più intellettuali e complessi. Domenico mira soprattutto all’ascolto e al cuore di chi ascolta.”
Alessio Cervelli, “Amo dunque suono”
Il lascito di Zipoli
Il Maestro Josè Antonio Abreu, fondatore del “Sistema di orchestre e cori giovanili del Venezuela”, insieme ad alcuni giovani musicisti indios
“Maestri di cappella” indios in mezzo alla foresta: li si può incontrare nei villaggi della foresta boliviana; hanno ancora in mano violini barocchi, costruiti con legni della foresta e perfettamente funzionanti.
Scuole di musica barocca “indigena”: orchestre sinfoniche e cori sinfonici giovanili con la partecipazione maggioritaria di indios, nelle periferie delle città e nei villaggi. Si suona la musica di Zipoli, di Mozart e di Beethoven.
“Ciò che colpisce di più è che, a quasi 300 anni dalla fine dell’esperienza gesuitica delle reducciones ed alla sua prematura dipartita, gli indios non solo suonano la musica di Zipoli con abilità invidiabile: organizzano addirittura festival in sua memoria in luoghi dell’America Latina impensabili, sperduti in mezzo alla foresta pluviale, eppure frequentati perfino da grandi musicisti europei. I coristi e gli strumentisti indios vengono in Europa e sono capaci di sbalordire ed affascinare questo vecchio mondo, apatico e stanco delle proprie radici proponendo la musica di un figlio del vecchio continente che ha traversato l’oceano e il cui ricordo l’Europa aveva accantonato e dimenticato.”
Alessio Cervelli, “Amo dunque suono”